Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 10 luglio 2012
Spending review" è il termine dato dal premier
italiano Mario Monti al suo ultimo pacchetto di austerità,
approvato dal suo governo la settimana scorsa. Il bilancio dello
Stato dovrà essere ridotto di ulteriori 26 miliardi di
euro nei prossimi due anni.
La spesa pubblica deve essere ridotta di altri 4,5 miliardi
di euro entro la fine di quest'anno. In primavera erano già
state drasticamente tagliate le pensioni, mentre sono aumentati
i prezzi al consumo e le tasse.
Gli ultimi dati ufficiali del maggio 2012, pubblicati dall'agenzia
governativa di statistica ISTAT, mostrano che la disoccupazione
giovanile (persone dai 15 ai 24 anni) è salita ad un incredibile
36,2 per cento. In questo periodo, secondo i rapporti di due associazioni
dei consumatori pubblicati pochi giorni fa, il costo della vita
di una famiglia media è aumentato di quasi 2.500
all'anno.
Nel 2013 il bilancio dello Stato verrà ridotto di altri
10,5 miliardi di euro e nel 2014 di ulteriori 11 miliardi di euro.
Nel settembre del 2013 l'IVA passerà dal 21 al 23 per cento,
aggravando la situazione per la classe operaia e le famiglie a
basso reddito.
Ci sarà una riduzione del 10 percento dei posti di lavoro
nel servizio pubblico. Per ogni cinque dipendenti statali che
andranno in pensione, solo uno verrà sostituito. Questo
colpirà duramente il settore della sanità pubblica
in particolare. Sono in discussione la chiusura di 150 ospedali
e la soppressione di 80.000 posti letto negli ospedali.
L' organizzazione amministrativa delle Regioni verrà
ristrutturata per motivi finanziari. Delle attuali 107 province
resteranno solamente 59 delle più grandi (dovranno comprendere
almeno 50 comuni, avere una superficie di 30.000 chilometri quadrati
e una popolazione di almeno 350.000 abitanti). Dieci province
urbane saranno trasformate in cosiddette aree metropolitane.
Il Ministero dell'Interno chiuderà una prefettura su
cinque; 40 dei 200 prefetti attualmente in carica verranno pensionati.
Più di 3.000 organizzazioni, uffici amministrativi e imprese
parzialmente gestite dallo Stato saranno eliminati. In Emilia
Romagna, per esempio, questo colpisce più di 360 organizzazioni.
La regione Emilia Romagna è particolarmente toccata
dalla politica della "spending review di Monti, perché
poche settimane fa è stata colpita dal peggior terremoto
della sua storia. Fra medici, infermieri e assistenti sociali,
già solamente in questa zona saranno eliminati 6.500 posti
di lavoro, e verranno soppressi 4.000 posti letto.
Il pacchetto di austerità ha lo scopo di soddisfare
le condizioni del patto fiscale europeo, prima ancora che il governo
italiano lo abbia approvato. Monti ancora una volta ha invitato
i membri del parlamento ad accettare il patto fiscale e il meccanismo
di stabilizzazione europeo (ESM) entro la fine di luglio. Ha fatto
riferimento al suo "successo" all'ultimo vertice dell'Unione
Europea a Bruxelles. (vedi in inglese EU
summit measures mean deeper attacks on the working class)
Il governo Monti non è stato eletto democraticamente.
Si tratta di un governo delle grandi imprese e delle banche. E'
stato messo al potere nel novembre 2011 dal presidente della repubblica,
l'ottantasettenne ex-membro del Partito Comunista Giorgio Napolitano,
in seguito alle pressioni dei mercati finanziari. Da allora, Monti
ha sistematicamente lavorato al fine di smantellare tutte le conquiste
del dopoguerra della classe operaia e a rendere certo che questa
sostenga i costi della crisi bancaria.
Il nuovo pacchetto di austerità sarà sottoposto
al parlamento il 31 luglio. Tutti i partiti parlamentari e i sindacati
sono d'accordo su tutti i punti essenziali del pacchetto.
Il partito di Berlusconi, il PdL (Popolo della Libertà),
ha sostenuto il decreto e ha osservato che conteneva molte misure
che Berlusconi stesso aveva in programma. Osvaldo Napoli, un rappresentante
della PdL, ha detto alla radio: " Credo che la spending review
sia necessaria al Paese, era già nel programma del governo
Berlusconi. Monti deve andare avanti e non deve guardare la politica."
Non solo i partiti di destra, ma anche quelli del centro-sinistra
sono totalmente d'accordo sulla necessità dei tagli. Quando
la "spending review" è stata resa pubblica venerdì
scorso, alcuni di questi politici ne ha criticato qualche dettaglio,
ma ha sostenuto la linea generale.
Pier Luigi Bersani, segretario dei Democratici (PD, successore
del Partito Comunista), era particolarmente entusiasta nel sostenere
Monti. Venerdì scorso ha criticato alcune misure, ma poi
ha concluso: "Nel decreto ci sono cose buone e le appoggeremo
con convinzione."
Anche Antonio di Pietro, del piccolo partito Italia dei Valori,
ha concordato con la linea generale: "Una correzione, una
riduzione delle spese pubbliche deve essere fatta.
I partiti presenti in parlamento avevano già attivamente
sostenuto Monti due settimane fa, subito prima della sua partenza
per il vertice UE a Bruxelles, approvando la sua riforma della
legislazione del lavoro. La Camera dei Deputati a Roma, il 28
giugno, ha approvato questa legge a grande maggioranza. La legge
attacca le conquiste storiche della classe operaia italiana in
materia di flessibilità del lavoro. (vedi in inglese Monti
government deregulates Italian jobs market)
La riforma della legge sul lavoro rende più facile licenziare
i lavoratori per motivi economici ed è un regalo da parte
del governo a datori di lavoro come il capo della Fiat Sergio
Marchionne, che da tempo chiedeva un tale provvedimento e che
ha più volte minacciato di spostare la produzione di automobili
fuori dal Paese.
Il governo Monti e i datori di lavoro sono in grado di far
passare i loro attacchi
ai posti di lavoro, alla qualità di vita e alla posizione
sociale dei lavoratori perché la classe operaia non ha
voce né alcun rappresentante che parli a suo nome. Le organizzazioni
che subentrarono dopo lo scioglimento del Partito Comunista, come
Rifondazione Comunista (l'ultima volta in parlamento nel 2008),
come pure i sindacati, sostengono gli attacchi della borghesia,
infatti li considerano vitali per la sopravvivenza dell'economia
italiana.
Il 3 luglio, alcuni giorni prima della pubblicazione della
"spending review", Susanna Camusso, a capo del più
grande sindacato italiano, CGIL (Confederazione Generale Italiana
del Lavoro), ha partecipato a Palazzo Chigi ad una consultazione
con il governo e le sue "parti sociali". Non ci può
essere alcun dubbio che in questo incontro lei sia stata messa
al corrente delle linee fondamentali della "spending review"
di Monti.
Fu solo a marzo che la CGIL, insieme al FIOM, il sindacato
dei lavoratori metalmeccanici tradizionalmente legato all'ex Partito
Comunista Italiano, aveva annunciato che il sindacato avrebbe
indetto uno sciopero generale se la riforma del mercato del lavoro
fosse passata in parlamento. Tuttavia, la riforma del lavoro è
stata approvata e lo sciopero generale non si è verificato.
Camusso, invece, è apparsa in pubblico insieme al nuovo
capo della Confindustria, Giorgio Squinzu, e ha commentato sulla
"spending review ". Fianco a fianco con il capo dei
datori di lavoro, ha chiesto le revisioni in nome dell'interesse
nazionale italiano.
Il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (ex membro
di Rifondazione, oggi membro della Sinistra Ecologia e Libertà,
SEL), ha pateticamente criticato la "review" come un
attacco alla costituzione italiana. Vendola ha definito il decreto
"ammazza Italia", annunciando che avrebbe fatto appello
al Presidente Napolitano contro questo pacchetto di austerità.
Tutto questo è un miserabile tentativo di deviare ogni
lotta di principio contro il programma del governo. Vendola si
è accorto che gli attacchi susciteranno una massiccia opposizione
da parte della popolazione ed è in prima fila, insieme
con i sindacati, per incanalare la rabbia del pubblico in azioni
innocue.
Vendola è interessato soprattutto a promuovere se stesso
come successore di Napolitano. Le prossime elezioni sono previste
per la primavera del 2013 e Vendola è considerato come
il candidato preferito del centro-sinistra. Egli è conosciuto
come un ardente sostenitore delleurobond e accanito sostenitore
degli interessi economici italiani in seno all'Unione europea.
Quanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al
quale Vendola vuole fare appello, egli ha già firmato la
"spending review" venerdì scorso, poche ore dopo
la sua pubblicazione.