Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 5 dicembre 2014 e in tedesco il 6 dicembre 2014
Immediatamente dopo il voto di fiducia del Senato di mercoledì,
che ha ratificato la reazionaria riforma del lavoro
del primo ministro democratico Matteo Renzi, conosciuta come Jobs
Act, proteste di massa da parte di lavoratori e studenti sono
esplose a Roma e sono state accolte da una violenta repressione
poliziesca.
Anche a Napoli sono scoppiate proteste, ma non sono stati segnalati
scontri. Il giro di vite segue recenti incidenti simili, e la
repressione di Stato sta assumendo un aspetto sempre più
minaccioso ed anti-democratico.
Secondo varie testimonianze, a Roma la manifestazione era pacifica
e i manifestanti avevano ottenuto lautorizzazione da parte
delle autorità statali, quando la polizia ha caricato i
legittimi e disarmati manifestanti con i manganelli.
Un manifestante ha dichiarato: cè stata
una carica ingiustificata di un corteo che protestava e che era
autorizzato a muoversi e a stare davanti al Senato [per protestare]
contro il Jobs Act.
Ha aggiunto: Questa è la risposta dello Stato
in questo momento rispetto a chi protesta ma anche lunica
risposta che viene data a precari, disoccupati, student che scendono
in piazza. Hanno fatto male a tante persone oggi sicuramente e
hanno fermato due persone. Gli arrestati sono stati rilasciati
dopo unora.
Uno degli arrestati ha confermato la doppia carica della polizia
(contro la testa e la coda del corteo): Eravamo tutti a
mani alzate, con il volto scoperto. Io al pari degli altri ero
a mani alzate con il volto scoperto, sono stato individuate evidentemente
da qualcuno che dirigeva la piazza, quindi accerchiato, quindi
picchiato sulle ginocchia... e sono stato portato via... [con]
un altro ragazzo. Questo manifestante ha poi elaborato sui
temi politici: La Jobs Act... colpisce il diritto del lavoro,
distrugge lo Statuto dei Lavoratori senza garantire nulla sul
piano dellestensione degli ammortizzatori sociali; mentre
avviene questo nel Paese non si ha nemmeno il diritto di poter
arrivare sotto il Senato.
Un tono totalmente diverso ha marcato le dichiarazioni di Renzi:
Il Jobs Act diventa legge. LItalia cambia davvero.
Questa e la volta buona. E noi andiamo avanti, Lo
ha scritto su Twitter. Durante unintervista, ha ribadito,
Oggi è un giorno storico per il Paese.
Non ci sono dubbi che lItalia stia cambiando. Le conquiste
sociali che i lavoratori avevano vinto attraverso aspre lotte
nel dopoguerra avevano assicurato due generazioni di sviluppo
economico e di relativa stabilità sociale. La classe lavoratrice
italiana poteva contare su servizi sociali pubblici quali la sanità,
listruzione e le pensioni, oltre a garanzie occupazionali
di base. Esattamente le garanzie che il Jobs Act ha cancellato
Nel 1970, in seguito all autunno caldo del
1969, quando gli sconvolgimenti sociali misero in discussione
il futuro del dominio capitalista in diversi paesi, come per esempio
la Francia, la classe dirigente italiana approvò lo Statuto
dei Lavoratori, una serie di normative del lavoro che garantivano
diritti di base come la libertà di riunione, la libera
scelta della rappresentanza sindacale, migliori condizioni di
sicurezza e riduceva drasticamente il licenziamento arbitrario
da parte dei datori di lavoro. Queste protezioni erano principalmente
sancite nello storico Articolo 18.
Con il peggiorare della crisi capitalista la classe dirigente
ha progettato diversi meccanismi per aggirare la legge in ogni
modo possibile. Negli ultimi 15 anni, gli attacchi contro lo Statuto
dei lavoratori si sono notevolmente intensificati, mentre la borghesia
cercava di abrogare le concessioni precedenti; ogni partito della
classe politica italiana ha fatto un tentativo per erodere i diritti
da esso stabiliti, molti sono riusciti a erodere progressivamente
lo Statuto dei Lavoratori.
Ma nessuno è riuscito a smantellare così tanto
in un colpo solo, come ha fatto Renzi. Il Jobs Act, il cui nome
è stato preso in prestito dalla omonima manovra del presidente
Obama similarmente volta a ridurre le normative delle aziende,
segna la fine di unera, distruggendo le conquiste del passato
e dando ai capitalisti mano libera nel mercato del lavoro.
In primo luogo, i licenziamenti adesso sono facilitati. LArticolo
18 aveva stabilito che il lavoratore doveva essere riassunto in
caso di licenziamento per ingiusta causa. Nel 2012,
la legge Fornero aveva già scartato tale protezione, ma
conservava ancora il reintegro al lavoro in alcuni casi, un risarcimento
economico e la possibilità di presentare ricorso. Adesso
i licenziamenti, nelle aziende con più di 15 dipendenti,
sono consentiti senza giusta causa, o a discrezione
del datore di lavoro. Il reintegro non è più attuabile,
anche col ricorso allazione legale.
In secondo luogo, la legge crea una nuova definizione dei contratti
di lavoro, il cosiddetto contratto a tutele crescenti,
secondo il quale, i nuovi assunti non ricevono praticamente alcun
beneficio. Con lanzianità di lavoro verrebbero introdotti
alcuni benefici.
Tuttavia il Jobs Act stabilisce che i datori di lavoro possono
licenziare qualunque nuovo assunto nel corso dei primi tre anni,
per qualunque motivo; in questi casi verrà pagata unindennità
di licenziamento, ma il suo importo è una frazione di quello
che sarebbe stata sotto il vecchio Statuto: 15 giorni di paga
per ogni 3 mesi di lavoro. Per le aziende si tratta di un costo
minuscolo con un immenso beneficio.
Mentre il disegno di legge deroga allesecutivo alcuni
dettagli da precisare, lindirizzo della legge è chiaro:
le nuove norme creano un meccanismo attraverso il quale i datori
di lavoro possono ora aumentare lo sfruttamento del lavoro e facilmente
risettare i costi del lavoro attraverso licenziamento e riassunzione.
Anche la Cassa Integrazione, che forniva una rete di
salvataggio pagando i salari dei lavoratori sospesi da unazienda
in difficoltà finanziarie, sta arrivando alla fine. Secondo
Roberto Mania del giornale La Repubblica, Nella legge
è già stabilito che la cessazione dellattività
aziendale o anche solo di un ramo non permetterà come accade
oggi di accedere alla cassa integrazione.
La legge introduce anche diritti di sorveglianza per il datore
di lavoro. La tutela della privacy nei luoghi di lavoro è
smantellata: monitoraggio delle attività del computer,
di Internet e delle e-mail e anche controllo del telefono cellulare
sono ora legalizzati.
Lazione di Renzi è il culmine di unintera
epoca di assalti, ma non ne è la fine. Fin dallinizio
il premier ha preso i suoi spunti dalle richieste dellUnione
Europea, nonostante le sue critiche populiste della burocrazia
di Bruxelles, prima di diventare capo del governo. Le banche,
non i lavoratori, decidono la politica. Renzi, acclamato dagli
ambienti finanziari e dei media complici, è il loro rappresentante.
Ma un attacco così massiccio non sarebbe stato possibile
senza lappoggio dei sindacati, che hanno fedelmente fornito
un fondamentale sostegno a ogni governo di centro-sinistra che
hanno partecipato allo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori.
Il Partito Democratico, un sottoprodotto della disgregazione
degli ex stalinisti, non vi fa eccezione: un mese prima della
nomina di Renzi a premier, il sindacato confederale CGIL-CISL-UIL
ha firmato un accordo con la Confindustria, che stabilisce massicce
restrizioni a scioperi e azioni collettive dei lavoratori oltre
a dure sanzioni in caso di mancato rispetto dellaccordo.
Questo ha segnalato la disponibilità dei sindacati a
sostenere gli attacchi successivi.
Susanna Camusso, leader della CGIL è stata molto esplicita,
la settimana prima dellavvento di Renzi come capo del governo:
ci vuole discontinuita nelle politiche di governo... da
troppo tempo non si fanno scelte per incentivare la domanda e
rilanciare gli investimenti.
Strizzando locchio al premier in arrivo, aveva dichiarato:
A Renzi do comunque atto di aver messo la questione lavoro
al centro. Adesso può stare tranquilla che Renzi
ha esaudito i suoi desideri.
La Jobs Act è il risultato di negoziati tra leader sindacali
e Renzi. Nel mese di ottobre, un incontro coronato in successo
tra i funzionari del governo e CGIL-CISL-UIL è stato così
produttivo che tutte le parti hanno trovato sorprendenti
punti di intesa commune. Inoltre, tutti i sindacati hanno
elogiato la fasulla riduzione di tasse di 80 euro al mese, che
Renzi ha utilizzato per ingraziarsi i lavoratori prima dellassalto
più grande.
Adesso, qualsiasi critica retorica sollevata verso Renzi, deve
essere capita per quello che è: un tentativo di mascherare
che i sindacati si sono impegnati a costringere i lavoratori ad
accettare le nuove condizioni. Questo viene messo in pratica fornendo
ai lavoratori mezzi di protesta innocui, come lo sciopero generale
annunciato per il 12 dicembre.
Questa manifestazione è una ben congegnata messa in
scena: la Commissione di Garanzia e Sciopero ha immediatamente
limitato la portata giuridica dello sciopero, che ha già
perso mordente a causa del divieto ai lavoratori del trasporto
di parteciparvi. La Camusso si è dichiarata daccordo:
Il garante stia sereno, come sempre la CGIL rispetterà
la legge sulla regolamentazione dello sciopero nei servizi essenziali.
E diventato un rituale spregevole: i tirapiedi della
pseudo-sinistra e gli opportunisti professionali come il SEL di
Nichi Vendola o cosa resta di Rifondazione Comunista prevedibilmente
alzeranno le loro voci allunisono con i sindacati, solo
per mascherare il loro sostegno precedente, quando, nel mese di
febbraio, le sinister hanno fornito il supporto fondamentale
per la nomina di Renzi.