Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in tedesco il 29 novembre 2014 e in inglese il 2 dicembre 2014.
Le recenti elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria
sono state un decisivo voto di sfiducia al governo di Matteo Renzi
(PD). Quasi due terzi degli elettori hanno votato astenendosi
e voltando la schiena al tutto.
Sebbene il PD di Renzi sia stato in grado di vincere queste
elezioni, il risultato è stato conseguito con unaffluenza
estremamente bassa di elettori. In Emilia-Romagna, il candidato
PD Stefano Bonaccini ha ricevuto il 49 per cento dei voti di unaffluenza
di votanti del solo 37,7 per cento degli aventi diritto al voto;
questo tasso di affluenza alle urne è stato poco più
della metà del tasso di partecipazione alle elezioni regionali
del 2010, che era stato del 68,1 per cento. Questo significa che
solo uno su sei elettori hanno attivamente dato il loro sostegno
al governo di Bonaccini.
Al secondo posto è stato eletto Alan Fabbri della Lega
Nord, che ha ottenuto quasi il 30 per cento dei voti, di quel
magro 37,7 per cento di votanti, con il sostegno di Forza Italia
di Silvio Berlusconi e della fascista Fratelli dItalia-Alleanza
Nazionale. Con solo il 13 per cento, Giulia Gibertoni del Movimento
Cinque Stelle di Beppe Grillo (M5S) ha ricevuto effettivamente
la metà dei voti che il M5S aveva avuto nelle elezioni
parlamentari dellanno scorso.
Sia in Emilia-Romagna che in Calabria i presidenti regionali
uscenti sono stati coinvolti in scandali finanziari. Il predecessore
in ufficio di Bonaccini, il suo collega di partito Vasco Errani,
è stato costretto a dimettersi a luglio quando è
stato rivelato che suo fratello aveva intascato fondi pubblici.
In Calabria, Giuseppe Scopelliti cadde vittima di uno scandalo
di corruzione nel mese di aprile. Le elezioni sono state un test
importante per il governo Renzi, dopo le elezioni europee del
mese di maggio.
In Calabria, dove circa il 44 per cento è andato alle
urne, rispetto al 59 per cento del 2010, il candidato PD Gerardo
Mario Oliverio ha vinto con il 61 per cento dei voti. Forza Italia
ha ottenuto circa il 24 per cento dei voti e il Nuovo Centro-Destra
(NCD) quasi il 9 per cento.
Il M5S di Grillo non è riuscito a mantenere per un minimo
margine lunico seggio nel parlamento regionale, ottenendo
meno del 4 per cento dei voti.
Per Grillo, i risultati di queste ultime elezioni sono una
grave battuta darresto, soprattutto in Emilia-Romagna, dove,
due anni fa, il suo partito aveva celebrato un forte aumento di
sostegno. Nel corso della sua prima elezione parlamentare, nel
2013, il M5S si era assicurato 25,5 per cento dei voti e in occasione
delle elezioni europee del maggio di questanno ha ottenuto
oltre il 21 per cento. Da allora, il partito ha perso una parte
significativa della sua influenza e 400.000 voti, oltre 280.000
in Emilia-Romagna e 120.000 in Calabria. Cinque deputati parlamentari
e 15 senatori hanno lasciato il partito.
Solo un partito è stato in grado di ottenere voti alle
elezioni regionali: la Lega Nord, con oltre il 19 per cento. Dopo
le dimissioni del gravemente malato leader Umberto Bossi nel 2012,
il partito è stato coinvolto in uno scandalo di corruzione
e il suo sostegno è sceso al 4 per cento.A quel tempo ampie
sezioni del partito avevano lasciato la Lega per unirsi al M5S
di Beppe Grillo.
Gli ultimi risultati delle elezioni dimostrano che il successore
di Bossi, Matteo Salvini di Milano, è stato in grado di
riconquistare quelli precedentemente fuoriusciti; a tal fine ha
impiegato una propaganda anti-immigrati violenta e feroce con
aperte provocazioni; ha manifestato davanti agli alloggi per i
Rom e provocato quotidiani attacchi ai rifugiati. A Milano, ha
chiesto carrozze riservate esclusivamente alle donne italiane
sui mezzi pubblici, per proteggerle dagli stranieri.
Il programma di Beppe Grillo ha avuto fin dallinizio
un nucleo estremamente reazionario.
Come il World Socialist Web Site aveva ben presto denunciato,
Grillo traeva profitto dal vuoto politico causato dalla crisi
economica e dal fallimento della sinistra, con le
sue campagne provocatorie e gli interventi su Internet.
Recentemente, sta sempre più gareggiando con Salvini
su temi populisti di destra che precedentemente erano stati associati
solo con la Lega Nord.
Ha incoraggiato il separatismo, lo sciovinismo e persino la
propaganda fascista. Un esempio è un blog sul sito di Grillo
contenente unintervista con lo scrittore di destra Arrigo
Petacco che ha cercato di assolvere il dittatore fascista Benito
Mussolini dellomicidio del socialista Giacomo Matteotti.
Nel 1924, lassassinio di Matteotti, da parte dei fascisti
italiani, aveva segnato il preludio alla dittatura di Mussolini.
Un altro blog di Grillo ha sollevato la questione della separazione
delle diverse regioni e una decentralizzazione generale del potere;
in esso denuncia una situazione nella quale i Veneti, i
Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero
più alcuna necessità di rimanere allinterno
di un incubo dove la democrazia è scomparsa... Per far
funzionare lItalia è necessario decentralizzare poteri
e funzioni a livello di macroregioni, recuperando lidentità
di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle
due Sicilie. Qui Grillo ha preso spunto riferendosi esplicitamente
alla Bosnia, che, ha detto, è appena al di là
del mare Adriatico.
I seguaci di Grillo hanno protestato contro questo post e hanno
scritto commenti come, caro Grillo, io ero un tuo fan......e
ti ho dato il voto.......adesso, dopo questa uscita su posizioni
leghiste, ....te lo tolgo per sempre.......se vincerai, vincerai
grazie ad altri.....non grazie a me........io credevo che tu volessi
cambiare litalia......no....tu vuoi distruggerla...
E proprio a causa della concorrenza sempre più
aperta alla Lega Nord che Grillo sta perdendo sostenitori a favore
delloriginale destra. Le differenze tra Grillo e la Lega
Nord, che fino ad ora si è concentrata sul nord e chiamato
per la separazione di Padova, sono esclusivamente di carattere
tattico. Salvini ha iniziato recentemente a mobilitare la gente
in tutta Italia per una Lega dei popoli. Il suo obiettivo
è la creazione di un ampio movimento italiano simile al
francese Front National di Marine Le Pen.
Ciò illustra il pericolo che affronta la classe lavoratrice,
come risultato della crescita di questi movimenti di destra. Anche
se quasi il 30 per cento del voto dato ai candidati della Lega
Nord alle elezioni corrisponda solo all11 per cento dellelettorato
totale, le posizioni estremiste di destra del partito corrispondono
sempre più agli interessi della borghesia.
Il nucleo della propaganda sia dalla Lega Nord che dal M5S
di Grillo è volto a dividere la classe lavoratrice: nativi
contro immigrati, giovani contro vecchi, lavoratori autonomi contro
lavoratori dipendenti, italiani contro il resto dEuropa.
La divisione della classe lavoratrice è strategicamente
importante dal punto di vista del governo e della borghesia italiana;
in passato hanno fatto affidamento sui sindacati, il PD e i suoi
alleati di pseudo-sinistra per mantenere il controllo dellopposizione
nella classe operaia.
In particolare in Emilia-Romagna lalto tasso di astensionismo
alle elezioni deve aver fatto suonare campanelli dallarme
tra la borghesia. LEmilia-Romagna era identificata come
parte della cintura rossa del nord Italia, durante
il secolo scorso; lì il Partito comunista italiano e il
suo successore PDS avevano le loro roccaforti. Ma questo è
un passato ormai lontano.
La popolazione ha voltato le spalle al PD; rispetto alle elezioni
europee, il PD ha perso quasi 800.000 voti alle elezioni regionali,
e ha potuto mantenere la presidenza dello Stato solamente perché
non cera alternativa.
Le confederazioni sindacali CGIL e UIL, insieme alla FIOM,
hanno indetto uno sciopero generale per il 12 dicembre; ma i lavoratori
stanno sempre più rigettando il controllo dei sindacati
tradizionali, come dimostrano le recenti proteste del 14 novembre.
Il governo Renzi sta continuando gli attacchi sociali dei suoi
predecessori, condotti da Silvio Berlusconi, Mario Monti e Enrico
Letta, provocando sempre più rabbia e disperazione con
le sue riforme. Mercoledì scorso, la Camera
dei Deputati ha votato a favore del Jobs Act di Renzi. Le riforme
del mercato del lavoro e la riforma elettorale saranno adottate
dal parlamento prima di Natale.
La riforma delle pensioni e diversi pacchetti di austerità
hanno già peggiorato pesantemente le condizioni di vita
per i lavoratori. Condizioni di lavoro precarie, di disoccupazione,
di povertà tra gli anziani, un tasso di disoccupazione
giovanile del 45 per cento, e un numero crescente di licenziamenti
e chiusure di stabilimenti stanno creando le condizioni per una
resistenza sociale.
Le elezioni regionali del 23 novembre sottolineano lurgenza
di costruire una leadership politica in grado di mobilitare la
classe lavoratrice italiana, sulla base di un programma socialista
ed internazionalista, in preparazione per le battaglie di classe
a venire. Solamente il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale
(CIQI) rappresenta questa prospettiva.