Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 3 ottobre 2013
Mercoledì il Primo Ministro Enrico Letta è sopravvissuto
al voto di fiducia.?Al Senato, dove il Partito Democratico di
Letta (PD) non ha la maggioranza assoluta, 235 senatori hanno
votato per il governo e 70 contro. Alla Camera dei Deputati il
PD ha la maggioranza.?Anche il PdL, guidato dal magnate dei media
ed ex primo ministro Silvio Berlusconi, ha votato a favore del
governo, anche se sia stato lo stesso Berlusconi a scatenare la
crisi di governo
Sabato scorso, Berlusconi aveva ordinato a cinque ministri
del suo partito di lasciare il governo. Berlusconi giustificava
il ritiro a causa di un aumento del tasso dell'IVA, dal 21 al
22 per cento, concordato tra il ministro dell'economia Fabrizio
Saccomanni e l'Unione Europea.
Però il vero motivo della crisi era l'imminente ritiro
dell'immunità parlamentare a Berlusconi, come senatore,
in seguito alla sua condanna per frode fiscale, il che comporta
una pena detentiva di quattro anni. All'inizio di questa settimana,
i deputati PdL avevano annunciato che avrebbero inscenato una
"uscita di massa" dal parlamento, se il Comitato di
amnistia del Senato decide contro Berlusconi il 4 ottobre.
Berlusconi è accusato di aver preso la decisione di
far cadere il governo senza consultare neanche uno dei ministri
del suo partito o il suo gruppo parlamentare. In passato gli erano
sempre rimasti fedeli, ma questa volta Berlusconi ha esagerato.
Anche se i ministri PdL hanno proceduto e hanno presentato
le loro dimissioni, essi hanno chiaramente espresso la loro opposizione
alla manovra. Il primo ministro Letta e il presidente Giorgio
Napolitano hanno rifiutato di accettare le dimissioni, così
i ministri sono rimasti in carica.
Poi, lunedi sera, Berlusconi ha tenuto un monologo di 40 minuti
alla fazione PdL chiedendo la caduta del governo e nuove elezioni.
I membri del PdL hanno risposto con un'aperta ribellione; guidato
dal leader del PdL e ministro dell'Interno Angelino Alfano, si
è formato un gruppo che ha annunciato di votare la fiducia
a Letta.
Il 42enne Alfano viene da lungo considerato come il più
stretto confidente di Berlusconi e come futuro leader designato.
Mentre era ministro della giustizia, durante il governo Berlusconi
dal 2008 al 2011, Alfano è stato l'artefice di diverse
leggi che hanno protetto il suo mentore da processi e reclusione.
Martedì scorso sono circolate numerose indiscrezioni
circa il numero di senatori pronti a rompere con Berlusconi e
a votare per Letta. Una spaccatura nel partito sembrava essere
sempre più probabile. Roberto Formigoni, PdL, presidente
della Lombardia, ha annunciato la formazione di una nuova "alternativa
conservatrice indipendente".
Anche un certo numero di deputati ha messo in chiaro che non
avrebbe seguito Berlusconi, il quale ha annunciato un ritorno
del PdL, in forma di fusione di diversi raggruppamenti, alla sua
formazione originale: Forza Italia.
Quando è diventato chiaro che Letta sarebbe sopravvissuto
al voto di fiducia, Berlusconi ha fatto marcia indietro; mercoledì
scorso ha chiesto il sostegno per il premier e ha votato a favore
del governo. Il risultato è che, lungi dall'essere risolta,
la crisi politica è stata solo rinviata.
Nei media, il conflitto tra Berlusconi e Letta è invariabilmente
presentato come conflitto di un egocentrico, che persegue i propri
interessi, contro un premier altruista, che mette gli interessi
del Paese al primo posto.?In realtà, dietro tutti i colpi
di scena non vi è altro che il tentativo di avere un governo
che sia abbastanza stabile da mettere in atto attacchi sociali,
fino ad ora inimmaginabili, contro la classe lavoratrice italiana.
Letta è un democristiano che deve la sua ascesa politica
al sostegno da parte dell'organizzazione succeduta al Partito
Comunista Italiano.?Al momento è considerato, sia dalla
borghesia europea che italiana, come il più adatto al compito
di imporre nuove misure d'austerità. Questo è il
motivo per cui gode del pieno sostegno di tutti i governi europei
e dell'Unione Europea, e il perché un'ala del PdL di Berlusconi
si è ora rivoltata contro il suo mentore e si è
accodata a Letta.
Quando Berlusconi ha ritirato il suo sostegno al governo, i
prezzi azionari italiani sono crollati e i tassi di interesse
sui titoli di Stato sono saliti alle stelle.?Martedì scorso,
quando è apparso sempre più probabile che Letta
avrebbe ottenuto la maggioranza, l'andamento dei mercati azionari
si è invertito. I tassi applicati ai titoli di Stato italiani
sono notevolmente diminuiti e la borsa di Milano è cresciuta
del 3,1 per cento. Ironicamente, anche la quota del gruppo Mediaset
di Berlusconi è aumentata del 6 per cento.
Mercoledì, nel suo discorso al Senato, Letta ha cercato
di ottenere sostegno con la promessa di ridurre le tasse, tagliare
la spesa pubblica e riformare le istituzioni politiche per garantire
un governo stabile.
Dal canto suo Berlusconi ha giustificato il suo sostegno riferendosi
all'impegno di Letta di ridurre le tasse, avviare riforme del
sistema giudiziario e, in particolare, ridurre il costo del lavoro.
Le riforme del risparmio e del mercato del lavoro che Letta
propone sono enormi e ridurranno la popolazione lavoratrice ad
un tenore di vita paragonabile a quello dell'inizio del secolo
scorso, un periodo di amara povertà, riportata in molte
importanti opere letterarie.
L'Italia è attualmente in una profonda recessione. La
produzione industriale è diminuita di un quarto dal 2007
e il PIL si contrarrà, quest'anno, del 2 per cento. Il
tasso ufficiale di disoccupazione è del 12 per cento, e,
tra i giovani, un enorme 40 per cento. Il debito nazionale è
135 per cento del PIL e in aumento. Per invertire questa tendenza,
Letta ha in programma di tagliare miliardi alla spesa sociale.
Invece di costituire una "giornata storica per la democrazia
italiana", come ha affermato Letta nel suo discorso al Senato,
il voto di fiducia di mercoledì dimostra il serrare dei
ranghi all'interno della classe dirigente, al fine di intraprendere
un nuovo assalto alla classe lavoratrice.