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Scissione del partito di Berlusconi

Di Marianne Arens
22 novembre 2013

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 19 novembre 2013

Lo scorso fine settimana ha visto una scissione all'interno del partito di Berlusconi.

Il miliardario dei media e i suoi sostenitori vanno all'opposizione, mentre una minoranza, guidata da Angelino Alfano, che era stato scelto personalmente da Berlusconi quale suo successore, intende mantenere al potere il governo del primo ministro Enrico Letta fino alle elezioni del 2015.

Sabato scorso, in una riunione al palazzo dei congressi all'EUR, Berlusconi annunciava che il suo partito avrebbe riadottato il precedente nome di Forza Italia; contemporaneamente, in una conferenza stampa, Alfano annunciava la fondazione di un nuovo partito: il Nuovo Centro-Destra.

Tre quarti del vecchio PdL hanno seguito Berlusconi e il resto è andato con Alfano.?Alfano, attuale vice primo ministro, ha 27 deputati, 30 senatori e tutti e cinque i ministri PdL nel governo; questo è sufficiente a garantire Letta una maggioranza parlamentare.

Berlusconi aveva minacciato per mesi di far cadere il governo, se il Senato gli avesse revocato l'immunità parlamentare, a causa della sua condanna per evasione fiscale.

All'inizio di ottobre, egli annunciò il ritiro del PdL dal governo, ma Letta ottenne il voto di fiducia, dopo che i seguaci di Alfano sostennero il governo, abbandonando Berlusconi all'ultimo minuto.

Tramite la reintroduzione di Forza Italia, con la quale ha iniziato la sua carriera politica nel 1994, Berlusconi sta cercando di rafforzare il suo controllo sul partito, tuttavia con poco successo. Il 27 novembre, data in cui il Senato voterà sull'immunità parlamentare di Berlusconi, egli non controllerà abbastanza voti per forzare nuove elezioni.

Sia Berlusconi che Alfano hanno tentato di evitare di troncare tutti i rapporti, in modo da lasciare aperta la possibilità di una cooperazione futura.

Alfano ha sottolineato di aver raggiunto la sua decisione solo "con amarezza e al tempo stesso con grande amore per l'Italia" e che era in debito con Berlusconi per tutto, che Belusconi sarebbe rimasto il leader indiscusso del campo del centro-destra. Alfano ha promesso che i suoi deputati avrebbero votato decisamente contro l'espulsione di Berlusconi dal Senato.

Da parte sua, Berlusconi ha dichiarato, in un discorso emozionale durato circa un'ora, che Alfano è "come un figlio" per lui, e che in futuro ci sarà cooperazione con il suo partito; è svenuto poi sul palco ricevendo cure mediche necessarie. Più tardi Berlusconi ha affermato che i disertori non erano "traditori", ma parte di una grande famiglia.

Allo stesso tempo, ha annunciato l'uscita del suo partito dal governo.?Berlusconi ha anche dichiarato che è difficile immaginare come un partito possa cooperare in un governo con un primo ministro che cerca la morte politica del suo proprio leader.

La scissione è stata accolto bene dalla stampa italiana e internazionale.?La sensazione è che Letta abbia ricevuto un anno di tempo per attuare i tagli alla spesa sociale contro i lavoratori, senza la costante minaccia di un crollo di governo a causa dei processi a Berlusconi.

Alfano ha garantito ai giornalisti che il paese ora sarà stabile, per un anno.

Egli ha suggerito a Letta di impiegare i dodici mesi "per portare il Paese fuori dalla crisi."

Guglielmo Epifani, il segretario generale del PD, è stato anche lui felice e risollevato dalla scissione. Già presidente della CGIL per molti anni, Epifani sabato ha detto in televisione che il governo ora può funzionare in modo più efficace; ha affermato: "Questo fa chiarezza. Fa chiarezza verso il paese, fa chiarezza verso il governo. E dovrebbe mettere il governo in condizioni di operare meglio e in maniera efficace."

Dopo essere sopravvissuto al voto di fiducia, il governo Letta ha presentato la proposta di bilancio 2014 al Parlamento e l'ha sottoposta, per revisione, all'UE; pur se propone tagli di spesa per € 12 miliardi nel 2014, Olli Rehn, il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari, la scorsa settimana ha criticato aspramente questa proposta di bilancio, dicendo che non è sufficiente per eliminare l'elevato debito dello Stato italiano.

Anche se Letta abbia respinto la critica in televisione, affermando che i tagli da soli significherebbero la fine, ha promesso di riformulare il bilancio con il suo ministro per l'economia e le finanze Fabrizio Saccomanni. Saccomanni precedentemente fu presidente della banca centrale italiana, ed è un ministro senza affiliazione di partito.

L'attuale progetto già propone misure che porteranno ad una dilagante miseria sociale. Nel settore pubblico i salari saranno congelati e i posti di lavoro vacanti rimarranno vacanti. L'aumento dell'IVA, dei costi di raccolta dei rifiuti e di altre imposte indirette ha già colpito i lavoratori in modo particolarmente severo. Il governo intende introitare 20 miliardi di euro dalla privatizzazione delle imprese pubbliche, tra cui ENI, Alitalia e il servizio postale; questo minaccia la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Al momento 6 milioni di persone in Italia sono senza lavoro, un livello record. La recessione continua degli ultimi anni è stata particolarmente catastrofica per i giovani. Nel mese di settembre la disoccupazione giovanile ha, ufficialmente, superato il 40 per cento.

C'è povertà dilagante anche tra i pensionati. La riforma delle pensioni del governo Monti, l'anno scorso, ha derubato del reddito una intera generazione di lavoratori in pensione anticipata.

La scorsa settimana, ci sono state manifestazioni, scioperi e proteste in tutta Italia contro le politiche di austerità del governo. A Roma, migliaia di studenti hanno dimostrato per il diritto allo studio. Un'altra grande manifestazione ha avuto luogo a Napoli, in protesta contro le mortali conseguenze dello scandalo della raccolta dei rifiuti, che implica non solo l'amministrazione locale, ma tutti i partiti di governo.

Per contro sono stati relativamente in pochi a rispondere alle chiamate di protesta contro il "patto di stabilità" (bilancio 2014) lanciate dalle principali organizzazioni sindacali: Cgil, Cisl e Uil. Hanno risposto soprattutto i sindacalisti anziani, che sono stati nelle organizzazioni per molti anni. E' ben noto che i sindacati lavorano in stretto contatto con il PD di Letta, in ultima analisi per sostenere il suo corso economico e che hanno indetto le proteste solo per aprire una valvola temporanea di sfogo; per "evitare danni all'economia", venerdì hanno limitato uno sciopero generale dei lavoratori dei trasporti ad appena quattro ore.

I sindacati e le organizzazioni della pseudo-sinistra, che fungono da ragazze pon pon per la burocrazia, sono tutti completamente dietro l'UE e vogliono evitare il rovesciamento del governo di Letta. In un documento congiunto, le tre confederazioni sindacali hanno criticato il corrente progetto di bilancio perchè "non mette in atto i cambiamenti della politica economica necessari alla ricrescita economica del paese." Questi sono gli stessi termini impiegati quotidianamente dal governo e dalle imprese.