Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese l'8 dicembre 2010
Dal 24 novembre gli studenti hanno organizzato svariate proteste
di massa nella maggior parte delle città italiane. La classe
politica, nel frattempo, sta cercando nuove forme per un nuovo
attacco all'istruzione pubblica.
Gli studenti hanno finora mostrato determinazione nella loro
opposizione alle riforme. I ricercatori e gli insegnanti, anch'essi
vittime dei tagli promossi dal ministro dell'Istruzione Mariastella
Gelmini, si sono ad essi uniti. Hanno cercato di occupare il Senato
italiano, si sono avvicinati alla Camera dei Deputati, hanno bloccato
molte delle principali stazioni ferroviarie (Roma, Bologna, Torino,
Palermo), occupato la Torre di Pisa, e l'Agenzia delle Entrate
di Milano, tanto per citare alcuni esempi. La polizia non ha esitato
a usare la violenza. (Vedi link YouTube in basso)
Gli studenti, i ricercatori e i docenti sono fermamente contrari
alla riforma Gelmini, una serie di leggi e decreti attuativi iniziati
nel 2008 che rappresentano un attacco senza precedenti contro
la pubblica istruzione.
L'istruzione in Italia è già in condizioni di
inadeguatezza, specialmente se comparata ad altri paesi dell'UE.
Secondo l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE), prima dei tagli introdotti dalla riforma, l'Italia
spendeva 5.400 dollari per studente rispetto ai 10.200 della Germania,
9.400 del Regno Unito e 9.300 della Francia. Inoltre, il rapporto
studente/docente in Italia era di 20,4:1, rispetto a 12,4:1 in
Germania, 16,4:1 nel Regno Unito e 17:1 in Francia.
Con l'introduzione della riforma, il 30 per cento è
stato tagliato dal Fondo di Funzionamento Ordinario. Il disegno
di legge attuale impone ulteriori tagli a un sistema già
non adeguatamente finanziato, oltre a una ristrutturazione antidemocratica
del personale universitario.
Tutti gli organi democraticamente eletti perderebbero il loro
potere esecutivo, diventando semplicemente entità consultive.
Maggiori poteri al rettore e al consiglio di amministrazione,
comprese azioni disciplinari nei confronti di studenti, docenti
e ricercatori. Le università diventerebbero quindi sempre
più simili a società private. Infatti, ciò
che si sta preparando è la privatizzazione dell'istruzione
pubblica.
Il ruolo della ricerca universitaria costituisce storicamente
uno dei fondamenti del progresso scientifico e dello sviluppo
sociale. La proposta di legge istituisce un nuovo tipo di occupazione
a tempo determinato per i ricercatori, che sarebbero assunti a
contratto senza nessuna garanzia di rinnovo né tantomeno
possibilità di conversione a tempo indeterminato, aggiungendo
precarietà a un mercato del lavoro già fragile.
Il nuovo disegno di legge comprende più di 170 articoli
che produrranno assurdi e complessi regolamenti per i docenti.
Questi ultimi saranno subordinati a processi burocratici che comprometteranno
ulteriormente la qualità dell'istruzione.
Il disegno di legge a cui gli studenti si stanno opponendo
è stato approvato dalla Camera dei Deputati il 30 novembre
2010 ed è fissato per un voto al Senato dopo il 14 dicembre.
Questo calendario parlamentare non è una coincidenza. Il
14 dicembre è previsto un voto di sfiducia al governo Berlusconi.
Inoltre, è stato deciso che tutte le sessioni del parlamento
vengano interrotte dal 6 al 13 dicembre.
La ragione principale di questa macchinazione è un deliberato
tentativo di placare le proteste e inibire il loro slancio. La
militanza mostrata dagli studenti e dai docenti è rappresentativa
di una molto più profonda tensione sociale che si sta sviluppando
in Italia. Vi è un diffuso odio popolare nei confronti
del governo Berlusconi, che ha attuato politiche di austerità
e attaccato con arroganza i diritti democratici.
In secondo luogo, una nuova maggioranza ne uscirà. Essa
sarà più adatta per l'attuazione di simili, se non
più brutali, attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori.
L'istruzione pubblica costituisce una parte importante delle concessioni
vinte attraverso le aspre lotte del dopoguerra. Ora la borghesia
italiana intende ritirare tali concessioni.
Il cosiddetto "Terzo Polo", una coalizione tra il
neo-fascista Gianfranco Fini, il democristiano Pier Ferdinando
Casini e il camaleonte politico Francesco Rutelli (prima radicale,
poi verde, poi democratico, ora essenzialmente democristiano),
ha negoziato un governo post-Berlusconi per mesi, sulla base di
un accordo sulla necessità di sostituire il primo ministro,
vista la sua impopolarità.
La borghesia italiana sta preparando una grande coalizione
che va da Fini all'ex-stalinista Pier Luigi Bersani, al fine di
placare l'opposizione popolare contro Berlusconi. Tuttavia, le
politiche di una simile coalizione non sarebbero affatto diverse
da quelle dell'attuale maggioranza.
In particolare sulla questione della riforma Gelmini, alla
vigilia del voto alla Camera, Fini, che è stato partner
politico di Berlusconi fin dal suo primo governo nel 1994, ha
dichiarato: "La riforma Gelmini e' positiva e Fli la voterà".
Fini, infatti, ha espresso totale disprezzo per le proteste, che
a suo dire sono "inaccettabili".
I democristiani si sono uniti al Partito Democratico (PD) e
all'Italia dei Valori (IdV) il 30 novembre in un escamotage in
cui si sono proposti come oppositori della riforma. In realtà,
Casini ha affermato che la riforma "è un catalogo
di buone intenzioni", ma lamenta la mancanza di risorse,
dichiarando quindi il suo accordo di principio.
Il ruolo del PD, dietro la sua verbale opposizione alla riforma
Gelmini, è ancora più insidioso. Lo scorso maggio
ha pubblicato un programma che descrive le modalità che
attuerà per privatizzare l'istruzione pubblica.
Il programma adotta molte delle stesse misure utilizzate negli
USA nello scorso decennio che hanno contribuito allo smantellamento
del sistema della pubblica istruzione, come il rilascio di voucher
(che il PD promuove specificamente), favorendo gli investimenti
privati (un altro provvedimento che il PD sta proponendo dai tempi
del governo Prodi) e supportando l'antidemocratica "immigrazione
selettiva", come descritto senza mezzi termini nel documento
stesso.
L'obiettivo del PD di "agevolazioni per il venture capital
e start-up school per portare la cultura imprenditoriale nella
scuola e nella ricerca", come scritto nel programma, è
un chiaro segno che il partito ha tutte le intenzioni di mettere
l'istruzione nelle mani rapaci del sistema del profitto.
Il 24 novembre, il leader del PD Bersani si è arrampicato
in cima al tetto della facoltà di Architettura a Roma-iniziativa
copiata il giorno dopo dal suo complice politico Nichi Vendola
di Sinistra, Futuro e Libertà (SEL)-come segnale alla borghesia
che un ipotetico governo di sinistra avrebbe tutte le intenzioni
di tenere gli studenti sotto controllo. Inoltre imporrebbe ai
lavoratori italiani le stesse misure di austerità che hanno
caratterizzato la Grecia (Bersani ha affermato che "perfino
in Grecia stanno facendo riforme sociali e per la conoscenza.
Prima o poi ci arriveremo anche noi").
Questi eventi si stanno verificando nel mezzo di una profonda
crisi economica che viene utilizzata da ogni classe dirigente
di tutta Europa per riconfigurare le relazioni sociali, imponendo
severe misure di austerità ai lavoratori e agli studenti.
L'Italia è oggetto di crescenti pressioni provenienti
dai mercati finanziari per attuare ulteriori misure di austerità.
Il paese ha un debito pubblico elevato (118,9 per cento del PIL),
un basso tasso di crescita (0,2 per cento nel terzo trimestre)
e uno spread sui bond che ha esposto il paese al rischio di declassamento
del rating. I mercati internazionali vedono l'Italia come il prossimo
paese in linea, dopo un possibile default di Portogallo e Spagna.
Lunedi scorso, il membro del consiglio direttivo della Banca
Centrale Europea (BCE) nonché presidente della Banca d'Italia
Mario Draghi ha dichiarato che "la crescita è fondamentale,
ma altrettanto fondamentale è la stabilità. Crescendo
si pagano i debiti. Il rigore di bilancio è fondamentale".
Questa affermazione racchiude in sé ciò che può
essere previsto. La spesa sociale sarà tagliata per ridurre
il debito, la crescita avverrà incrementando lo sfruttamento
della classe lavoratrice e diminuendo il costo del lavoro; e la
stabilità richiederà il pugno di ferro-se necessario,
perfino metodi autoritari.
L'attacco alla pubblica istruzione è una componente
critica di questa politica dettata dall'aristocrazia finanziaria.
Alla luce del rinvio della seduta del Senato, l'Unione degli
Universitari, una federazione sindacalista di gruppi di studenti,
ha dichiarato: "Si tratta di [una] grande vittoria degli
studenti e dei ricercatori, il risultato di un anno di mobilitazione
che mese per mese ha alzato la sua voce". Non c'è
nessuna vittoria. Il rinvio è solo una cortina di fumo,
mentre la borghesia rimescola le sue carte e procede verso un
attacco ancora più aggressivo.
Non esiste nessuna soluzione offerta dalle parti che stanno
negoziando per il potere. Tutti condividono un unico interesse:
la difesa e la conservazione del regime borghese. Finché
le proteste degli studenti rimangono all'interno di questa cornice,
saranno soppresse e sconfitte.
Per portare avanti la loro lotta, gli studenti devono unirsi
alla classe lavoratrice, mobilitarsi politicamente insieme ad
essi in opposizione all'intero establishment politico e a tutti
i difensori dello stato borghese, compresi i sindacati.
La difesa dell'istruzione deve essere associata alla difesa
dei posti di lavoro, dei salari e delle condizioni di lavoro stesse,
e a una politica europea mirata a rovesciare il dominio dell'aristocrazia
finanziaria. Questo significa la lotta per un programma socialista,
compresa la nazionalizzazione delle banche e di tutti i principali
settori dell'industria, e l'instaurazione di un governo dei lavoratori.
I video delle proteste degli studenti si possono vedere qui: