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Il governo Berlusconi sconvolto da scandali e crescenti tensioni

Di Marianne Arens
2 agosto 2010

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco il 28 luglio 2010 e in inglese il 30 luglio 2010.

C’è stata un’ampia ondata di proteste in Italia nelle ultime settimane contro la cosiddetta manovra—il pacchetto di austerità proposto dal governo del Primo Ministro Berlusconi, che ha lo scopo di risparmiare 25 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Il parlamento italiano, in cui la coalizione di partiti di Berlusconi rappresenta la maggioranza, ha approvato il pacchetto in via definitiva il 28 luglio.

I piani del governo prevedono il taglio di 60.000 posti di lavoro nel solo settore pubblico. Tutti i lavoratori che attualmente sono assunti come precari saranno considerati esuberi. Solo uno su cinque dei posti eliminati verrà riempito. Nel settore sanitario, 156.000 posti di lavoro sono a rischio e un’ ondata simile di licenziamenti è prevista nell’industria privata e nel settore pubblico.

Dopo una serie di giornate di mobilitazione è seguito lo sciopero generale del 25 giugno. I sindacati si sono impegnati perché le proteste fossero limitate a singoli settori impedendo così lo sviluppo di un movimento di massa che avrebbe potuto minacciare il governo. A tappe successive si è assistito alle proteste isolate dei lavoratori del pubblico impiego e dei servizi sociali, degli insegnanti, dei docenti, degli studenti, dei ferrovieri,degli autisti di autobus, dei dottori e degli infermieri, dei contadini e anche dei poliziotti, dei giudici e dei pubblici ministeri.

Le proteste contro i tagli coincidono anche con un ampio scontento contro un altro progetto di legge reazionario—il cosidetto bavaglio—ovvero le nuove proposte securitarie di Berlusconi. Tra coloro che hanno aderito a varie manifestazioni, proteste mediatiche e attraverso internet c’erano importanti editori, registi, giornalisti e artisti, come per esempio il drammaturgo Premio Nobel Dario Fo.

La legge rappresenta un pesante attacco al diritto di parola e di stampa e proibisce a giornalisti ed editori di pubblicare documenti investigativi o intercettazioni. Inoltre limita I poteri dei giudici di richiedere intercettazioni. Questa legge dovrebbe passare alla Camera il 29 luglio. Sia la manovra che il bavaglio sono già passati al Senato.

Conflitti nel governo

Il decreto che imbavaglia la libertà di parola ha condotto a un aperto conflitto tra Berlusconi e Gianfranco Fini, il Presidente della Camera dei Deputati. Fini, che per molti anni è stato il leader della neofascista Alleanza Nazionale, si sta ora atteggiando a difensore della Costituzione in opposizione a Berlusconi e ha minacciato di boicottare la legge in Parlamento.

Berlusconi ha risposto dichiarando che avrebbe espulso Fini dal partito e annunciando nuove elezioni. (Il giorno 29 luglio si è ufficialmente consumata la scissione) “Per me Fini non esiste”, ha affermato Berlusconi. Il conflitto minaccia di essere il primo vero test per Il Popolo della Libertà da quando si è formato nel 2009 da una fusione dei movimenti di Fini e Berlusconi.

Per ora sembra che Fini abbia ottenuto ciò che voleva. Berlusconi si è dichiarato d’accordo a modificare il suo disegno di legge. Il 20 luglio il decreto che imbavaglia il diritto di parola è stato emendato con misure ausiliarie. Verrà permessa la citazione di documenti investigativi o di intercettazioni nel caso si tratti di “informazioni importanti”. Ma ciò sembra lasciare la decisione di ciò che sia “importante o “non importante” nelle mani del governo.

Quest’ultimo emendamento al decreto ha trovato l’approvazione di Pierluigi Bersani, il leader dell’opposizione parlamentare e capo del Partito Democratico—una delle organizzazioni eredi del Partito Comunista Italiano. Bersani ha detto alla stampa di essere d’accordo con gli emendamenti, perché le nuove misure “contengono le raccomandazioni dei democratici.”

Pericoli per i lavoratori

In questo quadro, il progetto di legge, anche con le sue modifiche, rappresenta una grande minaccia per i lavoratori—non ultimo perché il movimento intorno a Fini si è rafforzato nel corso del conflitto.

Il gruppo di Fini, incentrato sulla ex-Alleanza Nazionale, che prese il posto del fascista MSI del dopoguerra, non ha interesse a difendere i diritti democratici fondamentali. Critica la legge di Berlusconi da destra con lo scopo di espandere lo stato di sorveglianza e il controllo dei cittadini. In prima istanza e fondamentalmente, difende il diritto dei procuratori e dei giudici di avere la possibilità di fare intercettazioni senza alcun controllo.

I giudici e i pubblici ministeri insistono sul loro diritto di procedere a intercettazioni e giustificano ciò con la loro lotta alla Mafia. Come per sottolineare questa loro posizione, si è verificata una serie di raids da parte della polizia durante le ultime settimane che hanno portato all’arresto di centinaia di mafiosi in tutta Italia.

Come si deve schierare la classe operaia, in questo conflitto? Non è possibile sostenere una tale tendenza verso lo “Stato forte” perché le stesse forze dello Stato domani saranno utilizzate contro gli scioperi e le attività di militanza. Lo Stato di controllo sarà diretto contro i lavoratori e i loro dirigenti politici.

Il 22 luglio il quotidiano Repubblica, che fa parte del campo antiberlusconiano, ha pubblicato un’intervista con l’attore e sostenitore di Fini, Luca Barbareschi, nella quale si spiegava il significato della legge di sorveglianza: “Io per dire sarei felice di essere intercettato perché non ho fatto nulla di male.”

Nella stessa intervista l’attore si dilungava nella sua critica a Berlusconi: “Ha preso in giro me e gli italiani.” Ha trasformato lo Stato in un ’bordello’”. Fini, d’altro canto è “un vero statista, l’unico che ha un valore.” Repubblica ha pubblicato l’intervista senza commenti e senza una parola di critica.

In una certa misura, Berlusconi è infastidito dai rappresentanti neofascisti e di destra nel governo perché la sua priorità è difendere i suoi interessi. I vari scandali e casi di corruzione che coinvolgono il Primo Ministro italiano, secondo questi elementi di destra, minano l’autorità dello Stato e creano un rigetto tra la popolazione. Il potere dello Stato è necessario, comunque, dal loro punto di vista, per garantire che l’intero fardello della crisi economica del paese resti sulle spalle dei lavoratori.

Sin dall’inizio la carriera politica di Berlusconi è stata, almeno parzialmente, un mezzo per proteggere i suoi grandi interessi dalla bancarotta e dalle inchieste. Il capo del governo è l’uomo più ricco d’Italia ed è proprietario di tre canali televisivi, una casa editrice, una banca ed una società di assicurazioni.

\La sua ultima legge che imbavaglia la libertà di parola è stata tagliata a sua misura. Berlusconi vorrebbe impedire alla stampa di pubblicare non solo dettagli piccanti sulla sua vita privata, ma anche sui suoi rapporti d'affari del passato e i suoi legami con il sottobosco criminale.

L’attuale esplosione di scandali di corruzione ha superato di gran lunga quella della cosiddetta Tangentopoli del 1991 e Berlusconi ne è profondamente coinvolto. Una serie di ministri e sottosegretari si sono già dimessi. Il Ministro dell’Industria Claudio Scajola è stato costretto a lasciare il suo incarico per uno scandalo che riguardava il settore immobiliare. Due sottosegretari Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo, come anche il Coordinatore del PDL Denis Verdini, sono coinvolti in una nuova organizzazione criminale (“La Loggia P3”), che avrebbe avuto lo scopo di influenzare le decisioni economiche e legali.

Berlusconi aveva nominato Aldo Brancher, un manager della Fininvest, come ministro del federalismo solo per difendere Brancher da un’azione legale per frode. Una mozione di sfiducia dell’opposizione e sostenuta dalla Lega Nord ha portato Brancher a dimettersi solo dopo due settimane dalla sua nomina.

Poche settimane fa un vecchio amico di Berlusconi, il senatore Marcello Dell’Utri, è stato condannato a sette anni di detenzione per legami con la Mafia. All’inizio degli anni ’90 Dell’Utri e Berlusconi misero in piedi il primo strumento politico dell’imprenditore milanese, Forza Italia, quando i socialisti e i democristiani erano stati completamente discreditati da “Mani pulite”. A quell’epoca Dell’Utri sviluppò dei legami con personaggi della grande industria e della finanza e anche con Cosa Nostra per convincerli che Berlusconi era “il loro uomo” da sostenere con soldi e voti.

Dopo gli ultimi rovesci in relazione a Fini, il futuro di Berlusconi è in dubbio. Se Berlusconi dovesse dimettersi, Fini sarebbe il suo probabile successore. L’opposizione parlamentare rappresentata dal Partito Democratico, dall’Italia dei Valori e dai resti di di Rifondazione Comunista sono così politicamente discreditati e divisi da non rappresentare nessuna alternativa all’ultra-destra.

Questo cosiddetto campo del “centro-sinistra” sostiene e difende lo Stato, accetta la necessità delle misure di austerità e disarma i lavoratori attraverso proteste controllate. La sinistra ufficiale è anche pronta a sostenere Fini contro Berlusconi, e quindi a diffondere confusione sulle questioni politiche decisive.

I recenti sviluppi legati alla legge “bavaglio” rappresentano una ulteriore pericolosa svolta a destra nella politica italiana. I lavoratori si trovano davanti alla sfida di liberarsi dalle catene dei sindacati e dei cosiddetti partiti di “sinistra” e sviluppare una propria lotta indipendente.