Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 21 maggio 2009.
Domenica 16 maggio operai della Fiat venuti da tutta Italia
hanno manifestato a Torino. Più di 10.000 lavoratori hanno
risposto a un appello dei sindacati metalmeccanici e hanno marciato
per il centro della città fino alla sede principale della
Fiat a Lingotto. In testa alla manifestazione cerano gli
operai di due fabbriche Fiat a rischio di chiusuraTermini
Imerese in Sicilia e Pomigliano DArco vicino Napoli.
Secondo lAmministratore Delegato Sergio Marchionne, entrambi
gli stabilimenti verranno chiusi se la Fiat sarà in grado
di portare a termine il piano di acquisizione della Chrysler e
della Opel. Le due fabbriche in Sicilia e a Napoli hanno già
ridotto o sospeso gli orari di esercizio mesi fa. Centinaia di
operai a orario ridotto o a tempo determinato sono già
stati dimessi mentre grosse porzioni del processo produttivo sono
state assegnate a società subappaltatrici.
Dopo il recente sciopero a Pomigliano DArco, 316 operai
sono stati soggetti a misure disciplinari e trasferiti a unaltra
fabbrica a Nola dove lavorano in condizioni peggiori e con salari
ridotti. È stato riportato che laccordo di trasferimento
per questi operai ha ottenuto il supporto del leader della FIOM
Gianni Rinaldini, membro di Rifondazione. La FIOM è il
sindacato dei metalmeccanici facente capo alla CGIL, strettamente
legata a Rifondazione.
Gli operai Fiat di Torino hanno esplicitamente manifestato
la loro indignazione e la loro determinazione a difendere i propri
lavori, salari e diritti. Dallaltra parte, invece, i leader
dei sindacati hanno utilizzato la manifestazione per avanzare
una sola richiesta: discussioni concertate fra sindacati, dirigenti
e governo Berlusconi riguardo il futuro delle fabbriche Fiat in
Italia.
Mentre Giuseppe Farina, sindacalista di stampo democristiano,
parlava alla folla durante il comizio di chiusura a Lingotto,
un gruppo di operai gridava venduti! e vergogna!.
Le incitazioni dilagavano presto in un coro su melodia di Guantanamera
e parole vogliamo lavorare, per poi sfociare in un
canto di Il potere devessere operaio.
I fischi per il sindacalista provenivano principalmente da
operai del sud che avevano viaggiato in autobus organizzati da
Slai Cobas (Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati IntercategorialeComitati
di Base).
Vari rappresentanti Cobas da Napoli avevano richiesto di parlare
al comizio. Per evitare ciò, Rinaldini ha castrato liniziativa
con il suo discorso di chiusura. Vari operai e membri Cobas si
sono quindi avvicinati al palco per allontanare Rinaldini dal
microfono. Ufficiali di sicurezza della FIOM sono intervenuti
e una colluttazione si è sviluppata nel corso della quale
Rinaldini è caduto dal palco.
Lincidente è stato conseguentemente strumentalizzato
dai media per sferzare una campagna di attacco contro gli operai
adirati. La stessa sera dellincidente i media annunciavano
che i Cobas avevano rimosso Rinaldini dal palco. A loro volta,
i Cobas dichiaravano il contrario: stavano aiutando Rinaldini
a risalire sul palco per terminare il suo discorso.
I media di destra hanno avanzato richieste ai sindacati al
fine che essi si dissocino da elementi violenti. Gli
stessi media che offrono supporto al governo di destra e razzista
i Berlusconi ora accusano gli operai di intolleranza.
Ci sono stati commenti di disapprovazione anche da Rifondazione.
Il segretario nazionale Paolo Ferrero ha condannato gli eventi
a Lingotto dichiarando: Contestazioni simili indeboliscono
i lavoratori e costituiscono un serio ostacolo alla necessità
di costringere la Fiat a cambiare i suoi piani industriali.
Le frizioni scoppiate alla manifestazione di sabato sono unespressione
dellenorme sfiducia sviluppatasi fra lavoratori nei confronti
dei capi sindacato in generale e Gianni Rinaldini in particolare.
Tali tensioni rappresentano la continuazione dello sviluppo reso
evidente un anno fa con le elezioni parlamentari in cui una grossa
sezione dellelettorato operaio si rifiutava di votare per
Rifondazione, emersa dalla dissoluzione del Partito Comunista
Italiano, partito che un tempo godeva di enorme peso elettorale.
La sconfitta alle politiche 2008 eliminava qualsiasi rappresentazione
parlamentare da parte di Rifondazione.
Da allora, il partito ha continuato il suo percorso verso destra.
La scorsa estate Rifondazione si scindeva. Unala guidata
da Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, si scindeva
e fondava Sinistra e Libertà, un movimento di orientamento
esteso che si considera controparte del partito di Berlusconi,
Popolo della Libertà (PdL), ed è aperto a correnti
contrapposte, incluse varie tendenze cattoliche. A tal fine, sono
disposti a tagliare qualsiasi connessione col passato comunista,
come ha esposto Vendola che desidera una sinistra non come
ricordo del passato, ma come speranza viva del futuro.
In contrasto, ciò che resta di Rifondazione continua
a ritenersi comunista, dipingendosialmeno a
parolecome un gruppo più radicale. Per le elezioni
europee, Rifondazione si presenta nella cosiddetta Lista
dei Comunisti insieme al Partito dei Comunisti Italiani
(PdCI) con a capo Oliviero Diliberto, e il gruppo Socialismo
2000.
Nulla potrebbe essere più disorientante del designare
Rifondazione come comunista. Infatti, lorganizzazione
è non solo pronta a sigillare un patto con il Partito Democratico
e a evitare di presentare suoi propri candidati, ma è anche
disposta a lavorare con lo stesso Berlusconi. Questo è
evidenziato dalla politica di Rifondazione in relazione alla Fiat,
in cui entrambi Ferrero e Rinaldini incoraggiano contrattazioni
e tavole rotonde fra dirigenti e governo Berlusconi.
Questo è lo stesso governo che solo la scorsa settimana
ha spinto su iter parlamentare una legge che criminalizza gli
immigrati, autorizzando multe di migliaia di euro. Ha inoltre
sancito lintroduzione di guardie di quartiere semifasciste
e ha impiegato truppe militari per le strade di città.
Misure draconiane simili saranno impiegate contro quei lavoratori
che tenteranno di difendere i propri diritti e il proprio lavoro.
Lasciare il destino degli operai Fiat nelle mani di Berlusconi
e Marchionne serve solo a disarmare gli operai e rappresenta unespressione
della crescente collaborazione fra sindacati, dirigenti dazienda
e governo/stato.
Da parte loro, i Cobas sono privi di risposte o di prospettive
progressiste per la classe lavoratrice. La loro politica è
limitata ad azioni di protesta nel tentativo di operare pressione
sui leader dei sindacati ufficiali nellinteresse di una
lotta comune. Le loro speranze di attrarre lapparato
burocratico dei sindacati verso sinistra sono basate sul fatto
che, in ultima analisi, condividono la stessa prospettiva opportunista
e nazionalista dei sindacati stessi.
La classe lavoratrice deve stabilire la sua indipendenza politica
in netta separazione dai vecchi leader. Ciò può
essere implementato solo attraverso una lotta per una prospettiva
internazionalista socialista. Deve unirsi con i propri colleghi
in altre nazioni per la difesa dei lavori. Lindustria automobilistica
è una delle più integrate nel mondo, con forza di
lavoro in Italia, Stati Uniti, Germania, Francia, Polonia, Russia
e nel resto del mondo.
Il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale e le
sue sezioni in Europa che partecipano alle elezioni europee avanzano
tale prospettiva. Nel suo manifesto elettorale la Quarta Internazionale
dedica unintera sezione allindipendenza politica della
classe lavoratrice dichiarando:
La classe lavoratrice non è responsabile per la
crisi del capitalismo. Non ha partecipato alle operazioni speculative
ad alto rischio e non ha intascato milioni. Noi supportiamo tutte
le iniziativescioperi, occupazioni di fabbrica e manifestazioni
di massache rinforzino lautodeterminazione della classe
lavoratrice e che sfidino il potere autocratico dei parassiti
delle istituzioni politiche e delle grandi compagnie. Tali lotte
possono essere vinte, tuttavia, solo se condotte indipendentemente
dai partiti socialdemocratici e dai sindacati. La direzione di
queste lotte non può essere lasciata allapparato
burocratico. Comitati di sciopero e consigli di lavoratori che
siano indipendenti e democraticamente eletti devono essere sviluppati
e devono rispondere direttamente alla classe lavoratrice.