Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in
inglese l8 aprile 2009.
Alla fine di marzo, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
ha fondato un nuovo partito di destra a Roma. Ha unito il suo
partito, Forza Italia, che aveva inizialmente fondato nel 1994,
con il neo-fascista Alleanza Nazionale (AN), guidato da
Gianfranco Fini, per creare il partito di destra Popolo della
Libertà (PdL).
I due partiti di destra di Berlusconi e Fini, che hanno lavorato
insieme nel corso degli ultimi 15 anni, hanno già utilizzato
lo stesso nome-Popolo della Libertà-sia per le campagne
elettorali che come partner di coalizione nel governo. Oltre a
Forza Italia e Alleanza Nazionale, appartiene alla
nuova formazione anche una serie di piccoli partiti, compresa
l'estrema destra Azione Sociale guidata da Alessandra Mussolini,
nipote del dittatore fascista Benito Mussolini.
La fondazione del partito ha avuto luogo in una grande sala
a Roma solitamente riservata ai concerti pop. Berlusconi è
stato "eletto" unico leader del nuovo partito da circa
seimila delegati acclamanti. Non ci sono stati candidati rivali.
Il cosiddetto "congresso" è stato un evento mediatico
costruito interamente intorno alla figura di Berlusconi. La folla
ha gridato più volte "Silvio, Silvio" sventolando
bandiere di Forza Italia e tricolori, mentre gli amplificatori
rimbombavano della melodia di Forza Italia, già
utilizzata nella campagna elettorale come inno a Silvio. Ha infatti
come ritornello: "Presidente, siamo con te, per fortuna che
Silvio c'è".
La processione è costata tre milioni di euro, è
stata seguita da 750 giornalisti ed è stata trasmessa in
tutto il paese da almeno tre emittenti televisive nazionali.
La struttura interna del nuovo partito è del tutto subordinata
al "presidente"-titolo preferito dal suo leader. Il
PdL è privo di qualsiasi tipo di struttura democratica.
"Il presidente" nomina i membri della presidenza e del
comitato esecutivo così come i tre coordinatori di partito
e ha l'ultima parola quando si tratta di selezione dei candidati
per il partito alle elezioni europee, nazionali e regionali.
Nel suo discorso al congresso, Berlusconi ha chiesto una "rivoluzione
liberale, civile e popolare". Ha poi spiegato cosa intendeva
dire, facendo riferimento alla necessità di "un governo
migliore per l'Italia" e "più potere per il Presidente
del Consiglio". In futuro, come capo del governo vuole avere
la facoltà di nominare e revocare arbitrariamente ministri
e il diritto di sciogliere il Parlamento. Entrambi i poteri sono
attualmente di competenza dell'autorità del Presidente
della Repubblica.
Il disprezzo di Berlusconi per le norme e le regole parlamentari
convenzionali era già chiaro prima del congresso, quando
ha proposto che solo i capigruppo parlamentari dovessero essere
presenti durante il voto in Parlamento e dovessero votare in rappresentanza
di tutto il loro gruppo parlamentare.
L'unica persona a criticare l'assalto di Berlusconi alla procedura
democratica è stato Gianfranco Fini, a capo da molti anni
di Alleanza Nazionale e attuale presidente della Camera.
Nel suo discorso al congresso, Fini ha ricordato ai delegati che
il governo ha il dovere di rispettare l'opposizione e i diritti
degli stranieri: "Noi non dovremmo avere paura degli stranieri,
proprio noi che siamo figli di un popolo di emigranti", ha
detto Fini.
I commenti di Fini non sono motivati da alcuna preoccupazione
per il futuro della democrazia in Italia, ma riflettono piuttosto
una lotta per il potere che si svolge all'interno della leadership
del nuovo partito. Fini non è solo un tradizionale alleato
politico di Berlusconi, ma anche il suo principale rivale. Fini
vede se stesso come l'erede politico dell'attuale leader del partito,
che è di quindici anni più anziano, ma è
preoccupato che le tendenze autocratiche di Berlusconi possano
rovinare le sue possibilità.
Alleanza Nazionale di Fini è emersa nel 1994
dalle ceneri del Movimento Sociale Italiano, che aveva
le sue radici nel movimento fascista di Mussolini. Nel corso di
un lungo processo, che culminò nella sua visita al santuario
della memoria Yat Vashem, in Israele nel 2003, Fini ha cercato
di prendere le distanze dagli elementi fascisti più estremi
nel suo partito e di rendere più accettabile AN all'establishment
politico borghese italiano. Poco dopo il suo viaggio in Israele,
è stato nominato ministro degli Esteri da Berlusconi.
Oggi, ancora una volta Fini può tendere la sua mano
alla linea dura fascista. Come nel caso di Alessandra Mussolini,
tali elementi sono benvenuti nel nuovo partito.
Altri membri di AN a parlare al congresso di Roma sono stati
Gianni Alemanno, ex trascinatore di folle fascista e attuale sindaco
della capitale italiana, e il ministro della Difesa Ignazio Benito
La Russa. Alemanno si è vantato del fatto che ha preso
il controllo su Roma per la prima volta dopo cinquant'anni di
governo della sinistra. La Russa ha usato il suo discorso per
annunciare il raddoppio del numero di truppe da utilizzare per
operazioni di sicurezza interna nei prossimi mesi. La Russa è
stato nominato coordinatore del comitato esecutivo del PdL, un
posto che è secondo solo a Berlusconi.
Alcune settimane fa, La Russa e Berlusconi hanno emesso un
decreto che autorizzava privati cittadini a svolgere pattugliamenti
(detti "ronde") durante il periodo notturno, così
da legalizzare virtualmente le attività violente di bande
razziste di destra nei confronti degli immigrati. Il governo sta
deliberatamente utilizzando rifugiati senza permesso di soggiorno
come capri espiatori per distogliere l'attenzione dalla crisi
sociale del Paese e allo stesso tempo dispiegare l'esercito per
usi civili.
Le tensioni sociali
Con il suo nuovo partito, Berlusconi ha ottenuto un livello
di autorità personale che viola palesemente le norme democratiche
più elementari e incarna chiare tendenze bonapartiste.
Egli è uno degli uomini più ricchi del Paese, dispone
di un enorme impero mediatico e controlla le sei più grandi
stazioni televisive nazionali e private. Allo stesso tempo, è
il capo del governo e controlla il partito più grande e
attualmente più influente del paese.
L'accentramento di tutti questi ruoli in un solo uomo, però,
più che un segnale di forza indica una più profonda
crisi sociale e politica del paese. I meccanismi democratici utilizzati
in passato per attenuare le contraddizioni di classe sono stati
esauriti. I cosiddetti partiti di opposizione, compresa la cosiddetta
"sinistra" di Rifondazione comunista, sono completamente
screditati da anni di collaborazione nel governo guidato da Romano
Prodi. Berlusconi è in bilico come un artista circense
sulle crescenti contraddizioni sociali e sta tentando di mantenere
il controllo della situazione con una combinazione di propaganda
assordante, media compiacenti e asserviti, campagne razziste e
puro potere di polizia. È una politica che non potrà
avere successo a lungo termine.
L'Italia ha una lunga e ininterrotta tradizione di contestazioni
militanti laburiste e sta attraversando attualmente la più
profonda crisi economica nella sua storia dal dopoguerra. Immediatamente
dopo lo scoppio della crisi finanziaria mondiale, il paese è
scivolato nella recessione. Nei primi due mesi dell'anno in corso,
più di 370.000 posti di lavoro sono stati persi. L'OCSE
prevede che quest'anno l'economia italiana si ridurrà del
4,3 per cento.
Anche prima della crisi, il debito pubblico italiano era tra
i più alti in Europa e ha minacciato di divenire incontrollabile.
L'unico contributo di Berlusconi per risolvere la crisi è
stato di sottovalutare completamente le sue conseguenze. All'inizio
di marzo ha annunciato: "Basta con i catastrofismi, la situazione
è pesante, ma non tragica".
Nel frattempo, la crisi sociale del Paese è peggiorata
drammaticamente. Nel sud del paese una famiglia su quattro vive
nella miseria. Come è avvenuto negli anni Settanta, centinaia
di migliaia di persone si dirigono al nord alla ricerca di lavoro,
anche se la disoccupazione è in aumento anche in quelle
regioni industrializzate.
La maggiore industria italiana, la Fiat, ha annunciato che
intende chiudere uno stabilimento. L'azienda, fortemente indebitata,
ha già perso diverse migliaia di posti di lavoro nel corso
degli ultimi cinque anni, attraverso una combinazione di "ristrutturazione"
e "snellimento". Alla fine di marzo, i lavoratori hanno
reagito al piano di chiudere la sede di Pomigliano D'Arco vicino
a Napoli con un blocco della strada che è stato poi interrotto
forzatamente dalla polizia.
Opposizione senza artigli
Il nuovo partito di Berlusconi appare così forte e potente
solo perché l'opposizione politica ufficiale è assolutamente
debole e inutile. Si è limitata a mendicare a Berlusconi
un posto al tavolo delle trattative al fine di trovare "soluzioni
congiunte" per uscire dalla crisi economica.
Il 4 aprile, solo una settimana dopo la creazione del nuovo
partito di Berlusconi, fino a 2,7 milioni di persone hanno manifestato
a Roma per una settimana contro la politica economica del governo.
Il messaggio dato ai manifestanti dal capo del sindacato CGIL,
Guglielmo Epifani, è stato un patetico appello ad una "tavola
rotonda per la lotta contro la crisi economica". Berlusconi
ha disprezzato le istanze della manifestazione e sarcasticamente
ha detto che è stata inutile, "come uno sciopero contro
la pioggia".
Epifani è un membro importante del Partito Democratico,
il cui presidente Walter Veltroni si è dimesso in uno stato
di frustrazione un mese fa a seguito di una grave sconfitta del
partito alle urne in Sardegna. Veltroni, ex membro del Partito
Comunista Italiano (PCI) e per molto tempo sindaco di Roma,
aveva fondato il Partito Democratico nel 2007, utilizzando
come modello i Democratici americani guidati da Barack Obama.
Il nuovo presidente del partito è Dario Franceschini,
un democristiano legato alla Margherita, una corrente di minoranza
del PD. Ciò significa che per la prima volta il Partito
Democratico, che ha le sue radici nell'ex-potente PCI, ora
è guidato da un democristiano.
Prima del ritorno di Berlusconi al potere il paese è
stato governato per due anni da una cosiddetta coalizione di centro-sinistra
guidata da Romano Prodi. Questi due anni sono stati sufficienti
ad allontanare larghe fasce della popolazione attiva, sempre più
delusi dalle politiche conservatrici di questa coalizione in cui
i partiti successori del PCI formavano il più grande gruppo
parlamentare.
Un ruolo particolarmente insidioso è stato svolto dall'organizzazione
Rifondazione Comunista, che ha assunto un posto ministeriale
nel governo Prodi e sostenuto tutte le vergognose attività
del governo. Nelle elezioni politiche dell'aprile 2008, il partito
ha poi perso tutti i suoi seggi in Parlamento. Le sue politiche
opportunistiche sono sostanzialmente responsabili dell'imponente
successo di Berlusconi. Oggi, il partito è in una fase
di autoframmentazione pubblica.
La classe lavoratrice ha risposto con militanza alla crisi
finanziaria ed economica. I conflitti di classe hanno raggiunto
un'intensità senza precedenti. Le forme di governo parlamentare
e le forme di compromesso sviluppate nel periodo post-bellico
per ridurre i conflitti sociali hanno dimostrato di essere sempre
più inefficaci. Il Paese è sull'orlo di grandi lotte
di classe.
Allo stesso tempo, vi sono enormi pericoli derivanti dal declino
e dal tradimento delle vecchie organizzazioni dei lavoratori.
Il nuovo partito di Berlusconi è caratterizzato da una
sbruffona spettacolarizzazione di sé ma nasconde profondi
conflitti sotto una superficiale impressione di armonia. Tuttavia,
l'influenza di elementi fascisti in crescita, che non hanno mai
ottenuto più del 12 per cento dei voti nelle elezioni e
ora si considerano gli eredi di Berlusconi, è un segnale
di allarme. La classe lavoratrice italiana ha già sofferto
per mano dei fascisti perché mancava una guida lucida e
determinata.
Il compito di stabilire un'alternativa marxista che articoli
le esigenze della classe lavoratrice indipendentemente da tutti
gli interessi borghesi e difenda un programma internazionale e
socialista non è mai stato così impellente. A tal
fine è necessario costruire una sezione della Quarta Internazionale
in Italia.